Autore: Bruno Pollacci

LUCCA JAZZ DONNA ’08
– Performance review –

La grande sassofonista campana Carla Marciano, è tornata ad infuocare di note il palco del San Girolamo dopo la sua performance di tre anni fa, per la quale ebbi a soprannominarla Carla “Uragano” Marciano, e che continuo affettuosamente a definire tale: uno straordinario “Uragano” di energia musicale, che trova nel profondo di se stessa le più vibranti intuizioni musicali abbinate ad una incredibile potenza e capacità espressiva. Un corpo esile ma un’anima “che fà per due” e che riesce a trovare le vie più imprevedibili per arrivare ad esprimere musica di altissimo livello, sia tecnico che comunicativo. Per me, in definitiva e senza ombra di dubbio, la più grande sassofonista donna di tutta la storia del Jazz italiano. A condividere con lei lo show di Lucca Jazz Donna, i grandi, consolidati suoi compagni d'”avventura”, con i quali il feeling è talmente evidente da rimanerne incantati. I musicisti si “trovano” e si “sentono” con una splendida e naturale complicità capace di mantenere però fresca ed imprevedibile ogni performance.

ENGLISH

The great Campanian saxophonist Carla Marciano, has come back to set the notes of the San Girolamo stage alight following her performance three years ago, after which she was named Carla “Hurricane” Marciano, and which she is still affectionately called: an extraordinary “Hurricane” of musical energy that she finds deep down, the most vibrant musical intuitions combined with an incredible strength and expressive skills. A slim body with a soul that “big enough for two” and she manages to find the most unforeseeable ways to arrive at and to express top quality music at both technical and communicative levels. For me, surely and without any doubt at all, she is the greatest female saxophonist of all times in the history of Italian jazz. Sharing the Lucca Jazz Donna show with her are her great, consolidated fellow “adventurers”, with whom she has such a feeling that it is so evident that you become totally enchanted. The musicians are entirely “at ease” and they “listen to each other” with a splendid and natural complicity that is capable of keeping each performance so fresh and unpredictable.