Autore: Olga Chieffi
OVER JAZZ ’03, Salerno – Performance review
Un’ ora e mezza d’avventura nel mondo di John Coltrane e dintorni ad Over Jazz e Contaminazioni Il magma del sax di Carla Marciano alla ricerca del primordiale. Successo del quartetto della musicista salernitana che ha presentato al Fabula Trane’s groove Carla Marciano non ha avuto timore, a differenza di Atena, di vedersi allo specchio con il volto distorto dal soffiare nella canna di uno strumento ad ancia, quale è il saxophono, discendente dall’aulos, né si vede quale predicatrice di false filosofie. Per inanellare i suoi lunghi tails ha scelto una strada di non facile comunicativa, quale è quella tracciata da John Coltrane, rileggendo tutto il suo materiale, ma rimettendo e rimettendosi in discussione, proponendoci un romanzo sonoro appassionante senza attimi di pausa. E’ quanto avvenuto giovedì sera al Fabula Club di Antonio Mogavero, evento della rassegna Over Jazz e Contaminazioni che ha voluto far sua la presentazione del primo compact della saxofonista salernitana dedicato e ispirato da John Coltrane, serata in cui l’intero jet set del jazz cittadino si è stretto attorno alla Marciano nel locale di Via Porto. La musicista si è presentata all’esigente pubblico salernitano con il fido Alessandro La Corte al pianoforte, Aldo Vigorito al contrabbasso e Donato Cimaglia alla batteria, attaccando con il suo sopranino, il tema che ha offerto il titolo al cd, distribuito dall’etichetta BlackSaint, Trane’s Groove, evocante il Coltrane di singhiozzi e strida, di assoli interminabili costruiti su poche note iterate o su traumatici salti, basati su ritmi ossessivi, penetrando il rovente nocciolo emotivo, ardito e incandescente. Poi, un voler venire incontro al pubblico con due brani di Duke Ellington, The feeling of Jazz e Angelica, portando avanti un discorso polivalente, suscettibile di infinite conclusioni, proseguimenti, interpretazioni, sensibile unicamente alla necessità di non frapporre nulla tra se stessa e la sua musica, identificandosi con essa. L’altro volto della Marciano è quella di interessante balladeur. Ha inteso proporre Prisoner of Love con la voce, questa volta del contralto, che sotto una superficie scabra e forte, nasconde uno scrigno morbido, sinuoso e sfuggente, esaltato dalle sua capacità di giocare con il timbro e di rilevare ogni frammento, diversamente articolato e accostato, come fosse preordinato, e inoltre la singolare abilità di mantenersi aperte diverse strade. Non è mancato l’omaggio alla religiosità orientale di Coltrane con Dance of Mind, un tema della stessa Marciano, in cui cerca il segreto di quella logica, si avventura alla scoperta della “porta della percezione”, sfilacciando il suo suono, su di un orizzonte melodico di curiosa fissità. Come rain or come shine, Out of this world, due brani che hanno posto in luce l’affiatamento del quartetto, con un Donato Cimaglia, implacabile nella sua scansione di base, riuscente a far percepire un fitto reticolato di controtempi e poliritmi, schizzante una batteria dalla pulsazione viva e palpitante, un Alessandro La Corte, che ha avuto il suo bel da fare nel calarsi non poche volte nelle vesti di leader, esprimente brevissimi e geniali temi-trampolino, esplorati ritmicamente con elegante dosatura degli accenti e il contrabbasso di Aldo Vigorito, solista efficace in ogni campo, con una sonorità seducente in particolare nel registro grave, hanno preceduto un altro classico dell’universo sonoro di Trane, Greensleves, che ha chiuso tra i calorosi applausi dell’uditorio, il concerto.
ENGLISH
An adventure into the world of John Coltrane and surroundings lasting one and a half hour at Over Jazz e Contaminazioni. The magma of Carla Marciano’s saxophone searching for a primordial atmosphere. The quartet of this musician from Salerno presenting at the Fabula club Trane’s groove has gained great success. Unlike Atena, Carla Marciano neither feared to look at herself in the mirror, with her distorted face while blowing into the pipe of her reed instrument, the saxophone, coming from the aulos, nor she considered herself as a preacher of false philosophies. To express her long tails she chose a quite difficult way of communication, that is the one traced by John Coltrane, studying all his work, disputing it and herself too, and proposing to us a fascinating piece of music having no pauses. This took place on Thursday night at the Fabula Club run by Antonio Mogavero: it was an event of the Over Jazz e Contaminazioni Exhibition presenting the first cd of the saxophonist from Salerno, inspired by John Coltrane and dedicated to him. In this soirèe the whole jet set of the jazz of the town went to the club in Via Porto for Marciano’s performance. The musician exhibited in front of the exacting audience of the town together with the trusty Alessandro La Corte playing the piano, Aldo Vigorito at the doublebass and Donato Cimaglia playing the drums. Her sopranino saxophone introduced the theme that gives the title to her cd Trane’s Groove, distributed by BlackSaint. It evokes Coltrane with its sobbing and screams, its neverending solos built on few repeated notes or on traumatic jumps, based on obsessive rhythms, penetrating into the fiery, audacious and burning core of emotions. Then, she get closer to the audience playing two pieces by Duke Ellington, The feeling of Jazz and Angelica, carrying on a versatile discourse, having numberless endings, continuations, interpretations, a discourse sensitive only to the need of placing nothing between her and her music, as she identifies with it. The other interesting aspect of Marciano is that of the balladeur. She wanted to propose Prisoner of Love with her voice, this time a contralto voice, hiding under a rough and strong surface a soft, sinuous and shifty jewel box, praised by her ability to play with tone and emphasize all fragments, articulated in different ways and drawn close, as though they had been arranged so beforehand. Moreover she shows the unique ability to have a wide range. There was also a homage to the Coltrane’s oriental religious spirit with Dance of Mind, a theme by Marciano, where she looks for the secret of that logics, she ventures to discover the “way-in to perception”, unravelling her sound, on a melodic horizone of odd firmness. Like rain or come shine, Out of this world are two pieces that pointed out the harmony in the quartet, made up of Donato Cimaglia, relentless in his basic stressing that succeeds in making the audience perceive the thick net of controtempo and multirhythms, with his drums having vivid and vibrant pulses, and Alessandro La Corte, who worked very hard in playing the role of the leader, and expressing very short and clever launching pads-themes explored rhythmically with an elegant mix of stresses, and Aldo Vigorito’s doublebass, a valid solist in any field, with his seducing sound in particular in the low register. These pieces preceeded another classic of Trane’s musical universe, Greensleves, that closed the concert among the warm applauses of the audience.